La spalla rigida

Se senti che la spalla non è più mobile come prima e se oltre un certo grado il movimento risulta doloroso questo articolo è sicuramente utile per te.

E’ difficile trovare una spalla rigida uguale a un’altra ma, anche alla luce della letteratura scientifica esistente, è possibile classificare 2 categorie principali:

  • Spalla rigida primaria o idiopatica
  • Spalla rigida secondaria

La spalla rigida primaria è anche definita Capsulite Adesiva o Spalla congelata; è una condizione che si instaura di solito lentamente e non è riconducibile ad alcun evento traumatico, chirurgico o metabolico definito (compare quindi senza un apparente motivo); è una spalla che lentamente e progressivamente si irrigidisce lungo tutti i piani di movimento (fase infiammatoria); cosi come la spalla si è irrigidita, nell’arco di un periodo abbastanza lungo (solitamente 2-6 mesi) può recuperare buona parte della sua mobilità è il terapeuta può essere utile proprio in questa seconda fase (fase di remissione).

Le spalle rigide secondarie invece sono delle condizioni che si instaurano a seguito di un evento ben riconosciuto quale un trauma, un’intervento chirurgico (nella spalla o in aree adiacenti) o un processo patologico; l’irrigidimento in questi casi è molto più veloce (10-20 giorni) e la perdità di mobilità si manifesta generalmente lungo un unico piano di movimento. Il timing di maggiore efficacia del terapeuta è invece la prima fase di irrigidimento; se infatti si affronta la restrizione di movimento in questa fase si potrà affrontare meglio l’irrigidimento e il trattamento manuale sarà più tollerato ed efficace.

Quali possibilità terapeutiche?

Più armi ha nella fondina il terapeuta, più importanti sono i risultati che si possono ottenere sia in termini di scomparsa del dolore che di ripresa della funzione motoria dell’arto superiore; l’interesse della ricerca scientifica inerente il mondo della spalla in campo rieducativo/ortopedico è stata infatti grande in questi ultimi anni (riferimenti scientifici in bibliografia).

Il terapeuta analizza la storia clinica del paziente ricercando (ed escludendo) possibili nessi causali inerenti la comparsa della sintomatologia dolorosa della spalla del paziente; utilissima è la collaborazione con altri professionisti (medico di famiglia, fisiatra/ortopedico di fiducia) che possono eventualmente prescrivere esami strumentali che possono indagare ancora meglio le condizioni morfologiche e strutturali della spalla dolorosa.

Secondariamente il fisioterapista esegue una serie di test per sondare il movimento permesso lungo ogni piano fisiologico; in relazione alla comparsa di dolore i test possono passare da un area più generale sino alla stretta di campo su un area più specifica.

In relazione alla positività di alcuni test saranno scelte dal professionista la tecniche più adeguate (fasciali, muscolari, articolari) che avranno come obiettivo il recupero della mobilità e la riduzione del dolore; in una seconda seconda fase, quando sarà migliorata l’articolarità della spalla, sarà indicato un piano per il recupero della forza attraverso l’esercizio terapeutico specifico (contrazioni isometriche, controgravità, controresistenza, pliometriche, per progredire verso contesti funzionali e tridimensionali).


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