Sindrome femoro-rotulea

Cos’è la sindrome femororotulea? è una patologia dell’apparato muscolo scheletrico la cui importanza è molto spesso trascurata; colpisce di più il sesso femminile anche se i maschi non ne sono esenti (specie se praticanti attività fisioterapia sindrome femororotuleasportiva intensa); per quanto riguarda gli anni della comparsa dei sintomi il picco è nell’età giovane-adulta. La persona lamenta dolore a livello della parte inferiore-mediale del ginocchio che solitamente aumenta quando la persona sale le scale o rimane per molto tempo seduta. Può essere evidenziata tramite il segno della “raspa”, la valutazione dello scorrimento della rotula nella troclea femorale nella flesso-estensione di ginocchio e tramite la comparsa di dolore-crepitii nell’accovacciamento partendo dalla stazione eretta.

L’interpretazione di tale problematica è molto complessa; alla base della sintomatologia vi è un problema dell’allineamento rotuleo rispetto alla troclea femorale; la rotula infatti scorre nella sua sede ad ogni flesso-estensione di ginocchio, e se tale meccanismo non avviene alla perfezione si ha un maggior consumo cartilagineo rispetto alla norma. fisioterapia angolo QIl malallineamento rotuleo è talvolta evidenziabile dall’aumento dell’angolo che si forma tra l’asse diafisario del femore e l’asse diafisario della tibia, ma non è l’unico fattore predisponente; ha infatti un’enorme importanza l’atteggiamento rotazionale di femore e quello della tibia; infatti la rotazione interna del femore e la rotazione esterna della tibia predispongono ad un’aumento della compressione tra rotula e femore nella parte rotulea esterna.

Da cosa dipendono gli atteggiamenti rotazionali di femore e di tibia? innanzitutto bisogna differenziare gli atteggiamenti rotazionali dai veri e propri dismorfismi del femore e della tibia; nel secondo caso la fisioterapia può risolvere ben poco, mentre nel primo caso si può agire sui tessuti molli che condizionano tali atteggiamenti; ad esempio il muscolo semitendinoso e semimembranoso sono intrarotatori del femore e in caso di accorciamento vanno elasticizzati tramite un percorso terapeutico adeguato (terapia posturale e stretching selettivo); un altro esempio è il muscolo tricipite della sura che, se accorciato, deve essere tenuto in considerazione in quanto extrarotatore di tibia.

Tutto qui? Magari! Nel caso di problematica femororotulea non possono essere trascurate per nessun motivo la condizione del piede e del bacino. Si trovano infatti spesso degli atteggiamenti dismorfici a livello del piede dello stesso arto inferiore colpito da sintomatologia gonalgica; ad esempio un valgismo del retropiede e/o dell’avampiede devono essere valutati e trattati tramite il percorso terapeutico più appropriato (in collaborazione con un bravo medico ortopedico e un bravo tecnico ortopedico). Anche il bacino ha la sua importanza perchè sulla cinematica del movimento della rotula interviene anche il muscolo tensore della fascia lata che ha un tendine molto lungo che ha delle connessioni col retinacolo laterale della rotula; il muscolo tensore della fascia lata è abduttore d’anca assieme al muscolo medio gluteo; il medio gluteo gluteo ha maggior azione di abduzione dell’anca quando essa è vicina agli 0° di flessione d’anca, mentre il tensofisioterapia calciore della fascia lata ha maggior azione di abduzione vicino ai 5-10° di flessione d’anca; tramite gli strumenti terapeutici più appropriati deve essere rinforzato il medio gluteo mentre deve essere elasticizzato il tensore fascia lata.

In sintesi la sindrome femororotulea è una problematica per la cui risoluzione è importante una valutazione individualizzata; a seconda delle problematiche emerse durante la valutazione potranno essere scelti gli strumenti operativi più efficaci.

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